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L'8 NOVEMBRE #PUBBLICO6TU

Roma, 08/11/2014, 13:30

Pullman pieni per la manifestazione indetta unitariamente dalle tre organizzazioni sindacali a Roma Sabato 8 novembre. La CISL piacentina era presente con le categorie di Scuola e Funzione Pubblica, per rivendicare la stabilizzazione dei precari, il rinnovo dei contratti dei vari settori e il reale percorso di nuove assunzioni per sostituire chi va in pensione (staffetta generazionale). E i sacrifici ? Serve piuttosto una strategia che contenga la spesa e migliori nettamente i risultati, cioè i servizi ai cittadini e alle imprese. “Certo è che la Pubblica Amministrazione va riformata ed innovata, ma non è con tagli pianificati dal governo a livello centrale che si ottiene un’amministrazione migliore; per fare le cose occorre conoscerle, e chi meglio delle organizzazioni sindacali, delle Rsu e dei lavoratori può contribuire a questa riorganizzazione ? Il rischio è quello di avere servizi diminuiti e peggiorati”, affermano i partecipanti alla manifestazione della Cisl, “E’ veramente triste, proseguono gli intervenuti, contrapporre i lavoratori con chi lavoro non ce l’ha, speculando sul dolore e la rabbia di questi ultimi. Non è con il rincorrere chi sta peggio che si potrà mai uscire dalla crisi, quanto piuttosto dando una risposta concreta, non con semplici spot, a chi ora è in cerca di lavoro”. Altra argomentazione ricorrente: "Bisogna ritrovare un clima di fiducia:è essenziale che vi sia , per il cambiamento in un periodo di crisi,la fiducia del corpo sociale nelle istituzioni e nella Pubblica Amministrazione; buone istituzioni e buone politiche, se percepite come tali, accrescono la fiducia del corpo sociale aumentando possibilità di successo" La Funzione Pubblica afferma “in questi anni la spesa pubblica è aumentata di 14 mld. Dove sono stati spesi e cosa ha fatto aumentare i costi? sicuramente non i lavoratori, infatti il contratto dei lavoratori pubblici è fermo da 5 anni e si è avuto un calo di 310 mila posti di lavoro in questi 6 anni, se mai sono aumentate le tante consulenze, società partecipate, abbondanza di dirigenti strapagati. Si tratta quindi di voltare veramente pagina operando attraverso la concertazione per esaminare ed eliminare , in ogni amministrazione, le sacche di spesa improduttiva e le incongruenze presenti nei bilanci, razionalizzando i costi e finalizzando le spese recuperate a forme di sostegno alla retribuzione ,riorganizzazione e miglioramento dei servizi. Oramai tutti hanno capito che non è possibile una crescita senza aumento della produttività, e soprattutto senza investimenti su innovazione, flessibilità e professionalità. Lucia Galeazzi, Segretario della Cisl Scuola sostiene che “Invece di investire sul settore che fa crescere i nostri figli, anche qui si taglia, oltre al contratto fermo da anni, neppure gli scatti d’anzianità sono stati sbloccati, è un comportamento inaccettabile che questo governo sta proseguendo in continuità col passato.” Alla manifestazione erano presenti numerosi lavoratori di cooperative sociali, case di riposo e sanità privata. Per la Cisl Fp, “era importante esserci per rivendicare i rinnovi dei contratti, scaduti da parecchio tempo, e stipendi che si aggirano tra 800 -1000 euro, con tasse e costi di vita sempre più alti, richieste di lavoro sempre più pesanti in un settore essenziale e delicato per i cittadini e che molto spesso passa ingiustificatamente in secondo piano; per fortuna abbiamo professionisti seri che con competenza e professionalità svolgono tutti i giorni in prima fila il proprio lavoro.”

8 NOVEMBRE Parla Anna Maria Furlan

Una piazza del Popolo gremita già dal primo pomeriggio ha mandato al Governo un segnale chiaro: i dipendenti pubblici non accetteranno un ulteriore blocco del loro contratto.

La manifestazione nazionale tenuta oggi a Roma "è solo un primo passo". Lo ha annunciato il segretario generale della Cisl, Annamaria Furlan, assicurando che il sindacato "andrà avanti con gli strumenti di lotta". "Non accetteremo un altro blocco dei contratti", ha detto Furlan parlando dal palco. "Non va bene, è inaccettabile per uno dei Paesi più importanti", ha aggiunto. "Qualcuno pensa che bastano due slide, una consultazione online per fare le riforme: non abbiamo bisogno di finte riforme ma che siano vere" in cui i protagonisti siano i lavoratori, ha proseguito la leader della Cisl, aggiungendo che "nessuno può pensare davanti al disastro del paese di fare da solo o con pochi intimi, scelti a sua immagine e somiglianza".

"Oggi è stato sconfitto il disegno di isolare ancora una volta il pubblico impiego", aveva sottolineato poco prima il segretario generale aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo. "Non siete più soli. Da quando è cominciata la campagna denigratoria, da Brunetta a Madia, adesso cambiamo verso, come dice lui", ha aggiunto riferendosi al premier Matteo Renzi.


"Le risposte le vogliamo. Smettete di fare i dilettanti allo sbaraglio, non si può trattare la P.a. come se non fosse il centro, il perno dei servizi. Il lavoro è una cosa seria", gli ha fatto eco il leader Cgil, Susanna Camusso. "Sappia il governo che se non ci saranno risposte" si andrà avanti "con lo sciopero della categoria" e non solo: "chiameremo tutti i lavoratori", ha concluso Camusso chiudendo la manifestazione del pubblico impiego. 

Qualche ora prima, il corteo aveva preso il via in anticipo rispetto all'orario previsto da una Piazza della Repubblica ormai stracolma.

"Siamo molti di più di 50 mila, siamo molto vicini a 100 mila". E' la cifra fornita dal palco di piazza del Popolo dagli organizzatori. Il dato è stato gridato al microfono dal palco, mentre il corteo continua a sfilare per le vie del centro di Roma per raggiungere il luogo del comizio. Le categorie del pubblico impiego dei sindacati confederali, ieri in conferenza stampa, avevano fornito la stima di 50 mila partecipanti, ma l'affluenza appare ora decisamente superiore alle previsioni.

Il segretario generale della Cisl, Anna Maria Furlan è in testa al corteo insieme al segretario aggiunto della Uil, Carmelo Barbagallo e al segretario generale della Cgil, Susanna Camusso e il segretario uscente della Uil Luigi Angeletti. Accanto a loro i segretari generali della Funzione Pubblica.

"Servizi pubblici perché servono, perché di tutti", recita lo striscione bianco e verde che apre il corteo. Dietro migliaia di bandiere delle varie categorie presenti al corteo, provenienti da tutta Italia. In piazza palloncini con il volto del premier Renzi 'pinocchio' e la scritta 'Stai sereno' e fantasmi di pezza di lavoratori precari'.

C'è anche una bara di legno per testimoniare che "i servizi pubblici sono morti. Li ha uccisi Matteo Renzi". A portarla dei lavoratori della Cisl di Napoli. "L'abbiamo affittata stamattina a Napoli e dobbiamo anche riportarla integra - dicono sorridendo -, ci è sembrata l'idea giusta per spiegare che i servizi pubblici sono morti. E' colpa di Matteo Renzi". A portare la bara quattro lavoratori che hanno adagiato sopra anche due mazzi di fiori. "Matteo guardaci. Guarda cosa hai combinato".

"Speriamo che questa manifestazione serva a sturare le orecchie del Governo", ha dichiarato Furlan, all'inizio del corteo diretto a Piazza del Popolo passando per le vie del centro della Capitale (Largo di Santa Susanna, Via Barberini, Piazza Barberini, Via Sistina, Trinità dei Monti, Pincio). "Chi vuole mettere contro chi ha il lavoro e chi non ce l'ha, se ne deve assumere la responsabilità - ha continuato Furlan - perché non è vero che il sindacato tutela i protetti, non c'è bisogno di rompere la coesione sociale". Quanto alla possibilità di indire lo sciopero generale del settore prima dell'approvazione della legge di stabilità, Furlan ha risposto: "Vedremo la disponibilità del governo". Furlan ha richiamato il governo al suo "dovere di fare il contratto per i suoi dipendenti. In sei anni i lavoratori pubblici ci hanno rimesso migliaia di euro, cosa volete che servano gli 80 euro dati dal governo".

Si tratta della prima manifestazione di tutti i settori della Pa, dalla scuola alla sanità, dalla sicurezza agli enti locali. Dodici sigle appartenenti ai sindacati confederali di Cgil, Cisl e Uil per chiedere lo sblocco dei salari, dopo che la contrattazione è ferma dal 2010.
I sindacati sono pronti allo sciopero se il Governo non inserirà nella legge di Stabilità il finanziamento per gli stipendi, ad oggi congelato per il sesto anno.

"Renzi guardi altrove per trovare le cause di quello che non va", avverte Furlan in un'intervista rilasciata ad Italia Oggi. "Le assunzioni nella pubblica amministrazione non le fa il sindacato e troppe volte la politica ha banalizzato il tema dell`efficienza della macchina pubblica parlando dei fannulloni e così cercando di mascherare l`incapacità di fare il proprio mestiere". "Il mio sindacato - ricorda - non si è mai sottratto al confronto per rendere più efficiente la pa, lo ha preteso e ha fatto proposte.

"Tutti unitariamente continueremo la mobilitazione fino allo sciopero", ha rilanciato il segretario generale Cisl Fp, Giovanni Faverin. Affermazioni condivise anche dalle categorie del Pubblico impiego di Cgil e Uil, pronte allo stop da tenersi prima della ratifica della legge di stabilità in caso non ci siano risposte sul contratto per gli statali.
"Una risposta così massiccia erano anni che non la vedevamo", sottolinea Dettori, e aggiunge: "bisogna avere il coraggio di dire che il bonus degli 80 euro non sono il rinnovo contrattuale del pubblico impiego che noi rivendichiamo", dopo che è bloccato dal 2010. 
Per il segretario generale dei lavoratori pubblici Cgil, dal ministro della Pa, Mariana Madia, sono arrivati "troppi slogan e pochi fatti". A cominciare dalla staffetta generazionale, che produrrà al massimo 500 nuove assunzioni e non 15 mila come promesso.

Solidarietà ai lavoratori del pubblico impiego è giunta anche dal segretario generale della Fnp Cisl Gigi Bonfanti. ''Come Fnp Cisl - ha sottolineato Bonfanti - condividiamo le ragioni di questi lavoratori che stanno subendo, oltre alle perdite in busta paga, anche un taglio del personale che porterà ad altri 58mila posti di lavoro in meno entro il 2018, portando inevitabilmente al collasso i servizi pubblici''.

 Una manifestazione, quella di oggi, dei lavoratori dei servizi pubblici e della conoscenza, indetta unitariamente da 12 categorie di Cgil, Cisl e Uil unite dallo slogan #Pubblico6Tu e da una piattaforma comune per chiedere una vera riforma della pubblica amministrazione e del sistema di servizi ai cittadini.

"Da sei anni i contratti e le retribuzioni dei settori pubblici  - dice Annamaria Furlan in un editoriale pubblicato oggi da Conquiste del lavoro "  - sono bloccate, con una perdita secca ogni anno ~di salario per i lavoratori dai 2500 ai 5000 euro. Un fatto inaccettabile, frutto di una discutibile politica economica fondata negli ultimi anni ~solo sui tagli di bilancio e sulla penalizzazione di milioni di lavoratori.Si sono persi più di 500 mila posti di lavoro nei settori pubblici senza dare una occasione ai tanti precari e ai giovani".

Rispondendo alle domande dei giornalisti, lungo il percorso del corteo, il segretario generale della Cisl, ha anche dichiarato che la legge Fornero va rivista al di là del referendum della Lega che ne chiede l'abolizione. "La legge Fornero - ha detto la Furlan - va rivista. Va verificata passo passo per eliminarne le storture ed è una cosa più complessa di un semplice referendum

Il Pubblico Impiego si prepara per la giornata dell’8 novembre 

Da una lato gli annunci roboanti di facile presa, dall’altro l’amara verità dei fatti. Rincuora sentire slogan come “La scuola viene prima” e “Nessun taglio per la Sanità”. Che salute, sicurezza, istruzione e ricerca, previdenza, sono ambiti essenziali era fuori dubbio. Ma le buone notizie finiscono qui, perché se in una manovra da 36 miliardi non si trova nemmeno un euro per rinnovare contratti, inchiodati da oltre sei anni, è altrettanto chiaro che le decisioni che si vogliono prendere non si preoccupano della qualità dei servizi pubblici. La legge di stabilità che il Governo vuole varare non è solo un’ingiustizia per milioni di lavoratori e per le loro famiglie, è anche il segno di un’evidente incapacità di cogliere l’importanza del lavoro pubblico per la collettività. Una scelta sbagliata che traspare anche nei tagli indiscriminati ai trasferimenti dello Stato alle Regioni. Si rafforzano dunque le ragioni che hanno indotto le categorie del pubblico impiego di CGIL CISL e UIL a indire la manifestazione nazionale dell’8 novembre, come primo atto di un percorso di mobilitazione volto a cambiare la manovra del governo e a rinnovare i contratti del lavoro pubblico.

La CISL trova inaccettabili le misure che penalizzano i pubblici dipendenti perché non è in questo capitolo di spesa che si verificano gli sprechi nella Pubblica Amministrazione. Se il blocco del contratto degli statali sarà prorogato di un altro anno, fino alla fine del 2015, ciò significherà tra i 2,1 e i 2,5 miliardi di minori redditi, una misura che ha il sapore di un accanimento sul personale, nel solco della “leggenda nera” dei “fannulloni” del Pubblico Impiego, che è già servita in passato a tentare di giustificare agli occhi dell’opinione pubblica mancati investimenti e tagli per molti miliardi di euro.  

La “spending review” ipotizzata dal governo ha un obiettivo ambizioso come cifre complessive: risparmiare 15 miliardi, molti dei quali a carico degli enti locali (con un taglio di 2,2 miliardi a carico di Comuni e Province) e delle Regioni. Ma senza un dettagliato piano di riorganizzazione ed efficientamento si scade solo in tagli indiscriminati e in un aumento delle tasse locali. Ulteriori preoccupazioni suscita l’inserimento della clausola di salvaguardia: se le Regioni non tagliano spese per 4 miliardi di euro potrebbe essere tagliati i trasferimenti per la sanità di un ammontare corrispondente, anche se per ora le Regioni vedono incrementare il fondo sanitario di 2 miliardi (nel 2015 rispetto al 2014).

“Solo in Emilia Romagna, spiega Marco Orlandi (Funzione Pubblica CISL) si stima debba essere messo in atto un taglio di 400/500 milioni per il 2015. Vorremmo fosse chiaro che cifre di questa entità non significano “solo” la riduzione metri quadri/pro capite degli uffici dei pubblici dipendenti ma sarà inevitabile una ricaduta sul welfare, in particolare potrebbero finire nel mirino i contributi per non autosufficienza, gli assegni di cura, la domiciliarità, l’assistenza scolastica e le rette di nidi e materne. Oppure il trasporto pubblico locale. O i contributi per l’affitto, e l’edilizia popolare. Per questo chiediamo ai cittadini di partecipare insieme ai lavoratori alla mobilitazione della giornata del prossimo 8 novembre. Un servizio pubblico di qualità è in primo luogo un diritto dei cittadini”.

Anche per il mondo della scuola si prevedono 650 milioni di tagli complessivi. Ecco la decisione di tornare alle commissioni interne per gli esami di maturità e di eliminare ogni compenso per i docenti interni. Ipotizzata anche una riduzione di 2mila unità per il personale Ata e una forte stretta sulle supplenze brevi. Il taglio degli esoneri e dei semiesoneri dei collaboratori del Dirigente scolastico riguarderebbe 3mila istituzioni scolastiche. Chiaramente non sarà facile trovare un sistema che sostituisca l'attuale figura del vicepreside a costo zero, ma come farne senza ? “Chi vuole la Buona Scuola, non a parole ma con i fatti, e siamo sicuri che sono tantissimi, contiamo venga a manifestare con il sindacato, spiega Lucia Galeazzi, Segretario generale Cisl Scuola Parma Piacenza, in modo che si aprano spazi di confronto reali con il Governo e non solo virtuali attraverso una consultazione on line”

 

Cisl a Roma su Libertà