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SI FERMA IL PUBBLICO IMPIEGO
24/05/2016
Gli episodi poco edificanti passati alla cronaca non possono essere l'unica immagine che i cittadini hanno del lavoratore pubblico o che comunque lavora con funzioni pubbliche. Noi lavoratori pubblici siamo inseriti in un contesto di crisi e, forse, cattiva distribuzione delle risorse. Ogni giorno, col nostro lavoro, spesso mettendoci "del nostro" in termini di disponibilità ed impegno, cerchiamo di fare funzionare la "macchina" dello Stato, che significa dare servizi a tutti i cittadini e a tutti coloro che, risiedendo regolarmente in Italia, hanno diritto alla loro fruizione. Stiamo parlando di sanità, asili nido e servizi educativi, mense scolastiche, sicurezza, giustizia, gestione dell'immigrazione, pensioni, infortuni, lavoro, ma anche di tutte quelle attività della vita che richiedono certificati, pratiche, autorizzazioni, oppure di tutte quelle attività che anche se non toccano direttamente i cittadini, servono però a fare funzionare tutta la macchina "Stato" e a garantire il coordinamento tra gli Enti Locali, o la sicurezza nazionale, o la gestione dei conti, il controllo sulle merci, la lotta all'evasione fiscale e contributiva. Ciascuno di noi, nel proprio ruolo, vede e soffre la condizione del cittadino-utente a cui purtroppo non sempre si riesce a dare risposte, o che siamo costretti a far tornare più volte nei nostri uffici, spesso per un semplice certificato. E se c'è qualcuno che approfitta del proprio ruolo, o svilisce anche il lavoro dei colleghi con comportamenti contrari alle leggi, ai contratti, alle regole in generale, ebbene, noi diciamo che non ci rappresenta. Ma vogliamo anche dire qual è il modello di società che abbiamo in mente: una società in cui i servizi fondamentali siano garantiti dal servizio pubblico, siano di qualità sempre migliore e siano gratuiti o quasi per tutti, a partire dalla sanità, dai servizi sociali e da quelli educativi. Una società basata sull'equità e sulla solidarietà, nella quale i diritti e i valori non si devono rottamare. Una società in cui la cultura sia vissuta come parte fondamentale per la crescita di tutti: la vita non è solo economia, ma è fatta anche di momenti di riflessione, introspezione e confronto, per favorire il libero pensiero, pratica usata fin dall'antichità. Invece assistiamo continuamente a una riduzione dei diritti, a tagli delle risorse, a un progressivo smantellamento del pubblico per dare in mano ai privati la gestione dei servizi (ma quanto costano al cittadino?); assistiamo ad un progressivo impoverimento senza poter fare niente per garantire alle persone servizi migliori. Anzi, dobbiamo dire alle famiglie che noi quei servizi non glieli possiamo più dare, o che li devono pagare; grazie a molte leggi di questo e dei governi precedenti, dobbiamo lasciare che le persone "si arrangino da sole". Non è questo il modello di società e di servizio che vogliamo. Noi vogliamo una società più equa e più giusta, in cui il patto generazionale torni ad avere quel valore che negli anni ha garantito lavoro ai giovani e una degna pensione agli anziani. Vogliamo che il benessere sia alla portata di tutti, che tutti si possano curare adeguatamente, che le famiglie possano trovare nella competenza degli educatori e degli insegnanti una guida sicura per i propri figli, che sulle strade e negli spazi pubblici ci sia una risposta al bisogno di sicurezza, che in ogni fase e necessità della vita ci siano uno sportello o un servizio pubblico pronti ed efficienti, che possano superare il disagio legato alla fruizione di call-center sempre più disumanizzanti, sia per gli utenti sia per chi ci lavora. Vogliamo che il cittadino torni a credere nella pubblica amministrazione, e torni a sentirla come quella casa trasparente vicina a sé, dove può trovare accoglienza ed assistenza, risposte ai propri bisogni, sostegno, soluzioni. Siamo pronti e disponibili ad attuare una riforma vera dalla pubblica amministrazione che semplifichi la vita del cittadino, che metta ordine nelle diverse competenze, che sia chiara e che vada nella direzione di aumentare i servizi, di essere presenti su tutti i territori, e non invece tagliare in modo lineare, ossia senza verificare cosa si sta tagliando. Per questo noi, oggi, stiamo chiedendo al governo, che è il nostro datore di lavoro, di rinnovare i nostri contratti, di riconoscere la nostra professionalità e riconoscere che l'attività che svolgiamo discende dalla carta Costituzionale; stiamo chiedendo risorse per poter svolgere degnamente il nostro lavoro e dare a tutti i cittadini servizi migliori, e in numero sempre maggiore. E per questo è stato proclamato da CGIL CISL e UIL, per il prossimo 24 maggio, uno sciopero regionale del pubblico impiego con una manifestazione che si terrà a Bologna.
Le Rsu Cgil, Cisl e Uil degli enti pubblici di Piacenza e provincia